venerdì 26 ottobre 2007

Un cerchio magico o quasi...



Sono stanca. Stasera avrei veramente voglia di una classica chiacchierata con i miei amici all'Andirivieni (locale sotto la mia casa romana), un Martini bianco e tanti salatini al colesterolo.
La giornata di oggi è stata lunga. Mi sento spossata, ma magicamente rilassata e riempita; come dopo un pranzetto luculliano, dove non vorresti che spaparanzarti sul divano.
Da una settimana ho iniziato la scuola di terapia. E, come ogni cosa che inizio. Come ogni novità. Come ogni idiozia, che mi stravolge poco poco i bioritmi, non faccio che lamentarmi.
E' sempre un po' spiazzante entrare in un gruppo di persone nuove, seppur queste, tutte straordinariamente accoglienti. La distanza è sicuramente stressante e, il fatto di alzarsi all'alba, col freddo, quando tutti (pure le vecchiette della messa) dormono, rincara fortemente la dose, ma a tutto, tranne alla morte, c'è un antidoto!!

Dopo una prima "due giorni battesimo", con un tal egregissimo Prof. Binasco che, nonostante la sua indiscussa ed infinita, come l'otto orizzontale, cultura analitica, si può dire veramente ostico.

Ho ficcato il naso un po' nel web, motivata dal volergli chiedere un tirocinio, e noto che non è molto amato dall'universo omosessuale. Ma se è vero che conoscere è amare: Binasco odio i gay, i gay lo odiano di più e la strada del confronto è effettivamente ripida e brecciosa. Però voglio parlargli. Timorosa mi avvicino e, già pronta ad un erudito vaff, scopro invece un uomo disponibile e semplice. Mi da il suo numero e la sua disponibilità a chiamarlo. BaH! tornata a Roma lo chiamerò....

Oggi, la lezione è stata diverso e mi è piaciuta infinitamente. Seduti in cerchio abbiamo dato vita al famoso psicodramma. Studiato e ripassato, tra Moreno e Freud, quella di oggi è stata un'esperienza clamorosamente emozionante.

Cos'è lo psicodramma???
Cito il sito, credo ufficiale:

"Lo psicodramma è un metodo d’approccio psicologico che consente alla persona di esprimere, attraverso la messa in atto sulla scena, le diverse dimensioni della sua vita e di stabilire dei collegamenti costruttivi fra di esse.
Lo psicodramma facilita, grazie alla rappresentazione scenica, lo stabilirsi di un intreccio più armonico tra le esigenze intrapsichiche e le richieste della realtà, e porta alla riscoperta ed alla valorizzazione della propria spontaneità e creatività.
Il dottor J.L.Moreno, psichiatra e pioniere nel campo dei processi di gruppo, ha scoperto negli anni ‘20 l’importanza e l’efficacia per la persona della rappresentazione scenica di ciò che ella vive, ha vissuto, desidererebbe vivere, avrebbe desiderato vivere… Tale messa in scena permette di avviare, in un contesto protetto e rassicurante, un dialogo percepibile, attivo e costruttivo fra i diversi aspetti della propria vita.
La persona giunge così ad un più alto livello di coscienza di sé e di fiducia, e può accedere a modi maggiormente spontanei e creativi nel relazionarsi a sé e agli altri. Lo psicodramma è dunque un metodo di sviluppo personale basato essenzialmente sulla ‘messa in azione’ dei contenuti del mondo interno.
Nello psicodramma la persona ‘gioca’, concretizzando sulla scena le sue rappresentazioni mentali.
In uno psicodramma la persona impegnata nella ricerca di sé (protagonista) trova il sostegno di:
- psicodrammatista, il professionista qualificato che facilita il processo;
- gruppo di persone che creano l’ambiente adatto alla messa in scena dei ruoli richiesti dalla rappresentazione;
- spazio d’azione (palcoscenico) nel quale si sviluppa la messa in scena;
- messa in azione, stimolata dallo psicodrammatista.
Sul palcoscenico il protagonista è attivamente impegnato a conoscersi ed a sviluppare le sue risorse: egli ascolta le diverse parti del suo mondo interno e relazionale, i suoi dubbi, le sue domande, i suoi talenti, i suoi blocchi, i sui desideri, i suoi bisogni… Così facendo egli avvia un dialogo interno che lo conduce a cogliere possibili soluzioni ai suoi conflitti intrapsichici e/o di relazione col mondo esterno. In questo suo procedere egli trova stimoli e conferme nella partecipazione e nell’appoggio sia dello psicodrammatista che del gruppo.Con lo psicodramma la persona è messa in condizione di (ri)sperimentare delle situazioni piuttosto che di raccontarle.
La persona può parlare con le diverse parti di sé, parlare con le diverse persone della propria vita (ora interiorizzate), piuttosto che parlare di esse.Questo approccio teso a migliorare le relazioni interpersonali consente, grazie all’utilizzo di diverse tecniche proprie della metodologia d’azione (inversione di ruolo, doppio, specchio, soliloquio, sociometria…), lo sblocco di situazioni interiori cristallizzate e ripetitive, la soluzione di problemi e di situazioni di crisi, la ricerca e la scoperta di opzioni alternative rispettose di sé e dell’altro… Con questo metodo la persona può, grazie allo sviluppo di un dialogo attivo, imboccare la via di un cambiamento che conduce all’autonomia e alla spontaneità creativa."
Però..entro in aula, trafelata, in ritardo...e, il fatto di stare lì in cerchio, mi innervosisce e mi lascia scettica. E' poco credibile; ma incredula e paziente, mi metto ad ascoltare.
Ammetto che di me, oggi, ho portato solo scetticismo. Incredibilmente, però, ho cambiato idea e sono uscita, dalla stessa stanza, strana e diversa.
Le sedute in questione, non hanno una finalità terapeutica, nel senso che ognuno di noi segue una sua terapia personale e non è obbligato a portare i fatti propri nel gruppo. Ed infatti, si discute dei casi clinici dei quali ci si occupa. Si portano i pazienti, naturalmente solo in modo immaginario. Le loro storie, le loro emozioni, la loro sofferenza iniziano a prendere vita insieme al come tutto questo passa attraverso noi. Come ci toccano, ci entusiasmano, ci creano impasse, ci destabilizzano.
Letteralmente, uno di noi impersona, come a teatro, un paziente ed un altro fa il terapeuta.
Straordinario come, una stessa storia, può essere vissuta e letta in un bilione di modi. Ma, poi per una strana magia di tutti i cerchi e di tutte gli umanoidi disposti in tale forme, una frase innocente di una ragazza, forse la più preparata e disciplinata, la meno probabile tra le possibili che avrebbero parlato di sé, apre una specie di buco nero incandescente.
Mari sentimentali e naufragi emotivi.
La "scatenatrice" dice (pressappoco):- "Per me è difficile impormi, dire le cose quando sono spiacevoli, e quando devo farlo, ed una volta in particolare mi è successo, spero che il tempo corra veloce-.
Per una bizzarra solidarietà, tutti hanno capito che stava parlando di "quando ha lasciato qualcuno"!! Il gruppo è divenuto stranamente più disordinato, emotivo, rumoroso, reattivo. Tonelli (il prof) l'ha stimolata (la scatenatrice) a mettere in scena "la scenetta dell'addio".
E' diventato tutto impossibile, il gruppo ha reagito; ha iniziato a ridere, a rispondere, ad opporsi; come se ridere fosse un'argine contro l'angoscia che la scenetta evocava.
Le emozioni, specie quelle che ci legano a chi amiamo o a chi abbiamo amato, in un modo o nell'altro destabilizzano, disordinano, smontano. Freud la sapeva lunga, neanche l'Io è padrone in casa propria, ma sempre preda di pulsioni inconsce instabili.
I pazienti ti passano attraverso, non sono capaci, spesso, di gestire queste emozioni; il terapeuta diventa il loro filtro, il loro contenitore, la loro temporanea stampella. Alcuni riescono a camminare da soli, altri no. Tutti ti lasciano qualcosa. Inesorabilmente, nello spazio terapeutico, che tu sia paziente o terapeuta porti una parte di te.
Perché le emozioni ci travolgono e spesso ci comandano???
Perché, forse, non è possibile la quadratura del cerchio.

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