martedì 23 ottobre 2007

Il cervello artificiale va in tilt alle prese con illusioni ottiche.


Anche la scienza è vittima delle illusioni. O meglio, la scienza ha fatto un passo in avanti nel riprodurre il cervello umano, ma se ne vuole sfruttare i vantaggi, deve imparare a convivere anche con le sue lacune. Lo studio condotto da Beau Lotto e David Corney, dell'University College di Londra, pubblicato sul sito della rivista New Scientist, demitizza l'idea di un essere perfetto creato dalla scienza, un robot sovrumano che non sbaglia mai, ma allo stesso tempo apre nuovi scenari. Perché dimostra che è possibile costruire un cervello artificiale che si comporti come quello umano, a patto di accettarne i limiti, in questo caso le illusioni ottiche.

I precedenti modelli si limitavano a copiare la struttura del cervello umano. Lotto è invece partito da un'idea diversa. La nostra capacità di vedere illusioni ottiche, infatti, è una diretta conseguenza della nostra esperienza, di come abbiamo imparato a filtrare le informazioni utili provenienti dal mondo esterno. Da bambini gli esseri umani imparano, attraverso errori e tentativi, a riconoscere i colori, la loro gradazione, la loro luminosità. A volte, però, noi percepiamo un oggetto più chiaro o più scuro di quanto sia in realtà: in una parola, ci troviamo di fronte a un'illusione ottica. Gli scienziati hanno creato un programma che impara a prevedere la luminosità di un'immagine, basandosi sulle esperienze passate, esattamente come fa un bambino. E, proprio come un essere umano, il cervello artificiale è stato preda delle illusioni ottiche. Gli studiosi hanno usato inizialmente 10.000 immagini, in scala di grigio, di foglie cadute, che si potrebbero trovare in natura, in modo da creare un'esperienza. Poi hanno testato il programma con le stesse illusioni di luminosità che ingannerebbero gli esseri umani. Immagini di un oggetto luminoso su uno sfondo più scuro, e viceversa. Il risultato era che il programma prediceva oggetti rispettivamente più chiari e più scuri di quanto non fossero in realtà. La seconda prova a cui è stato sottoposto il computer è stata quella dell'Illusione di Bianco. Nuovamente, proprio come un uomo, il programma vedeva aree di grigio più scure, quando erano piazzate su una striscia nera, e più chiare quando si trovavano su una striscia bianca. I computer precedenti erano vittime di una sola delle due illusioni, non di entrambe come avveniva per gli uomini. Insomma, questi cervelli artificiali sono ancora più simili a quelli umani. Thomas Serre, del celebre Massachussets Institute of Technology, trova nell'esperimento un'altra conferma: "E' un modo bello ed elegante per mostrare che solo le esperienze di apprendimento possono spiegare le illusioni".


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