martedì 25 settembre 2007

Presagio triste.


Ho appena terminato di leggere “Presagio triste” di Banana Yoshimoto.
Il libro, tutto sommato, è gradevole e composto, anche se deludente rispetto a “Kitchen”. Personaggio chiave sempre misterioso e sullo sfondo la classica depressa di turno, tanto cara all’autrice. C’è sempre qualcuno o meglio qualcuna, in tutti i libri di Banana, che dorme spesso, vive mezza segregata e ha perso la voglia di vivere. In “Sonno profondo” questo raggiunge l’apoteosi: le protagoniste stanno recluse nelle loro casette giapponesi tutto il tempo tra le braccia di Morfeo!! La scrittura è veloce. Il libro si legge d’un fiato. Banana è un’impressionista della prosa, asciutta e anti-barocca, eppure minuziosa nei particolari. Realista fino alla nausea, dipinge con minuzia i particolari della quotidianità giapponese, eppure profondamente introspettiva, con cotanta attenzione scava gli stati d’animo in un viaggio introspettivo.
Perché questo libro mi ha un po’ deluso? Forse perché non l’ho letto d’un fiato e non sono riuscita completamente ad entrare nella storia. Parlare della trama è impossibile. Tutto si dipana intorno ad un segreto, come nel terribile “Segreto di Luca” di Ignazio Silone. Sarebbe come svelare l’assassino. O forse, l’assassino, in questo caso, è proprio il destino con le sue devastanti sorprese.
Entusiasmante per ogni psicanalista l’amore tra la zia della protagonista e il suo alunno. Paradossale e al limite dell’incestuoso nei simbolismi. Lo studente in questione si chiama Masahiko. Le sue parole (p.83): “Dentro di me dormivano degli anni in cui io stesso avevo completamente dimenticato l’esistenza. C’era stato un tempo duro e doloroso, nel quale io che ero appena un bambino, non avevo alcun pensiero se non quello di proteggere mia madre. Non porto rancore a nessuno e non è una cosa sulla quale voglio rimuginare, ma quel periodo in cui ho vissuto da solo con mia madre è diventato qualcosa che non potrò mai dividere con nessuno e che ho sempre portato dentro. Si, c’è stato sempre, credo. Chissà perché fino a quando ho incontrato Yukino (fantomatica zia, ndr), lo avevo completamente dimenticato. Lei era tutto questo: la mia nostalgia, la mia fitta al cuore, quella pena che mi faceva stringere i denti. Mi bastava vederla attraversare il giardino della scuola sotto la pioggia, riparandosi con l’ombrello, per provare la sensazione di ritrovare qualcosa di perduto e sentirmi impazzire.”
Incantevole il pezzo col quale concludo: “Che creatura triste, l’essere umano, pensai. Non c’è nessuno che riesca a fuggire del tutto dall’incantesimo dell’infanzia.”
Buona lettura!!!!!.
Ps. Lo sapevate cosa sono i Bentˉo???????










Banana Yoshimoto "Presagio triste"
Feltrinelli Editore
Nell’ordine di Yayoi si insinua, come un altrove percepito per vie paranormali, il presagio di qualcosa che ha a che fare, contemporaneamente, con passato e futuro, e che, forse, è solo il mistero dell’infanzia. Il trauma e l’illuminazione, in puro stile Kitchen. Il libro Cosa turba la serenità di Yayoi, diciannove anni, la vita apparentemente idilliaca della sua "famiglia felice della classe media che sembra uscita da un film di Spielberg", dove il giardino è ben curato, gli abiti perfettamente stirati, i fiori sempre freschi sul tavolo e i genitori comprensivi e sorridenti? Forse a minacciare l’equilibrio di Yayoi è una sensibilità paranormale che le fa percepire presenze invisibili, e che contrasta con l’incapacità a ricordare gli anni dell’infanzia, stranamente cancellati dalla sua memoria. O forse il pericolo è il suo trasporto per Tetsuo che tende a superare i limiti dell’affetto fraterno. Un presagio triste s’insinua nell’armonia della vita di Yayoi. La soluzione ai suoi dubbi potrebbe nascondersi in una casa molto diversa dalla sua, buia, dove il giardino è in perenne disordine e nessuno risponde quando squilla il telefono. In questa casa vive la zia di Yayoi, una donna sola sui trent’anni, insegnante di musica, bella ma trascurata e avvolta da un’ombra di malinconia. Yayoi intuisce che la zia è depositaria di un segreto, forse la chiave per illuminare i misteri della propria infanzia, e per chiarire i contraddittori sentimenti nei confronti del fratello. Ma la zia fugge senza lasciare tracce, e Yayoi parte alla sua ricerca. La scoperta della verità porterà sorpresa, trauma, dolore e infine liberazione. Un romanzo "giovanile" di Banana, pubblicato in Giappone a pochi mesi di distanza da Kitchen, in cui la scrittrice si interroga sui temi che predilige, solitudine e morte, memoria e percezioni paranormali, con la sua sottile sensibilità e il suo inimitabile tocco di freschezza e poesia.



AUTORE

Banana Yoshimoto è nata a Tokyo il 24 luglio 1964. Suo padre Ryumey Yoshimoto è un celebre poeta scrittore e critico di formazione marxista, autore, tra l’altro, di un saggio sulla figlia. Il desiderio di scrivere e l’ambiente in cui è cresciuta hanno in breve tempo fatto emergere il grande talento della giovane Banana che a soli ventiquattro anni era già famosissima grazie al suo primo libro “Kitchen”. Il suo stile caratterizzato da un linguaggio intimo e semplice è particolarmente apprezzato dai giovani che bene sanno cogliere la solitudine e il dolore del crescere tra i temi affrontati nei suoi testi.

Nessun commento: